Sepino (da saepio – in latino recingere) si trova a 702 m s.l.m., su di un colle boschivo alle propaggini del Massiccio del Matese.
Nel IV secolo la città entrò in crisi, dopo la caduta di Roma. La città fu invasa dai Goti e successivamente entrò a far parte del Ducato di Benevento. Nel IX secolo con le invasioni Longobarde la città romana si spopolò e fu fondata una nuova città fortificata più a valle, con castello e chiese. Nella zona vecchia di Altilia invece si stanziarono dei pastori che riutilizzarono le mura del teatro come case. Il centro fu chiamato “Terravecchia”.
Dal VI secolo fu istituita anche una diocesi di Sepino, dipendente da Bojano, che però fu subito soppressa con le invasioni Longobarde. Nel XVII secolo il centro fu sempre florido e sviluppato, come dimostra anche la cultura dei signori feudatari, esempio è il Palazzo Attilio.
Negli anni ’50 del Novecento si fece un’inchiesta sulle condizioni di vita del sud Italia, e vennero effettuate delle riprese eccezionali a Terravecchia, dove i pastori ancora vivevano nel villaggio romano perfettamente conservato e attraversato ancora, nella via principale, dalle greggi dei pastori transumanti. Negli anni ’90 il sito archeologico ha suscitato vivo interesse regionale ed è stato restaurato.
Il villaggio esisteva già prima delle Guerre sannitiche nel IV secolo a.C. Nel 293 a.C. nella Terza Guerra Sannitica il console Papirio Cursore fu sconfitto nel tentativo di prendere la città, e i morti, come dice Tito Livio furono 7 400 romani. Il villaggio era a pianta trapezoidale con mura fortificate e una via principale per il foro e l’acropoli. Vi erano anche tre porte principali per le vie di accesso da Benevento, Napoli e Bojano. Il villaggio alla fine delle guerre fu conquistato assieme al Sannio e divenne parte della Regio IV Samnium.
Con il principato di Augusto il borgo superiore di Altilia si spopolò e venne fondata più a valle una nuova città romana di nome Saepinum. Tra le famiglie rappresentanti vi era quella di Nerazio Prisco, insigne giureconsulto che fece restaurare il teatro romano. La città aveva un notevole sviluppo commerciale nella pastorizia, essendo stazione montuosa del tratturo Pescasseroli-Candela. La città fu fortificata con numerose torri circolari, ben 25, e venne costruito un foro maggiore con la basilica. La porta Bojano è decorata da rilievi di due prigionieri germanici e dall’iscrizione di Tiberio e Druso costruttori. Vi è anche una tomba mausoleo dedicata a Ennio Marso.